giovedì 23 marzo 2017

Un sogno al Circolo Polare

Ci sono luoghi dove l'uomo ritorna alle sue origini primitive, dove lunico bisogno è quello di nutrirsi col minimo indispensabile , dove lacqua diventa un desiderio e un bene prezioso e non scontato, dove i cieli si colorano di tinte indescrivibili, dove pensare alle tensioni ed allo stress della vita di tutti i giorni si trasforma nella voglia di non arrivare mai. Un uomo corre lungo un deserto di ghiaccio bianco, nudo di solo se stesso, trascinando tutto ciò di cui ha necessità mediante una slitta agganciata alla vita. E nudo, è solo, sta andando verso la conoscenza di sè. Nel 1925, siccome aerei e treni non potevano viaggiare a causa delle condizioni mereologiche proibitive, un guidatore di slitta di nome Leonhard Seppala ed il suo cane Balto, guidarono un gruppo di 20 team da una parte allaltra dellAlaska per portare lantitodo per la difterite che aveva contagiato la popolazione di Nome. Impiegarono più di 5 giorni, per l'esattezza 127 ore, percorrendo 1800km. Quellevento leggendario fece sì, molti anni dopo, che si creasse rievocando ciò che accadde, una gara di slitte trainate dai cani, chiamata Iditaroid sleed dog. Di seguito nacque lIditaroid trail Invitational, una gara in totale autosufficienza, da percorrere a scelta: a piedi, con gli sci o su fat bike. Siccome l'avvento della motoslitta aveva fatto perdere fascino a queste iniziative, per riscoprire la bellezza di queste esperienze, negli Stati Uniti nacquero altre avventure simili. Nel 2014, Marco Berni, atleta capace di concludere per ben 2 volte la gara originale in Alaska, decise di riproporla nelle sue terre di origine, comprese tra l’'Adamello ed il Parco dello Stelvio. Nacque la Grande Corsa Bianca. Nella prima edizione di quella gara, insieme ad altri 32 atleti, tutti all'esordio in una competizione come quella, fui presente anche io. Un paio di anni prima, Visto che nei territori a pochi km dal Circolo Polare Artico, in Lapponia, si utilizzavano da sempre renne e cani husky per muoversi sulle strade innevate, una polarguide di nome  Alex Casanovas ideò una gara con le stesse caratteristiche e con le medesime regole della corsa originale nata in Alaska: la Rovaniemi 150.


Sulla distesa ghiacciata del fiume Ounasjoki 120 atleti a bordo chi di una fat bike, chi con gli sci,chi a piedi con la pulka in una giornata di sole con temperatura di  -10gradi sono sulla linea di partenza della gara regina del Circolo Polare Artico.

Alle 9 locali  il via, in direzione POROHOVI  , lasciandosi piano piano sempre piu alle spalle maestoso Rovaniemi Bridge.
Dopo tre partecipazioni alla Grande Corsa Bianca mi ero sentito pronto di intraprendere quel viaggio. Molti mi avevano detto GIà  gli anni passati che era molto più facile della gara italiana,e che me la sarei mangiata, ma per  mia esperienza ho un altro concetto di semplicità.Certo che la corsa italiana ha  6000mt di dislivello positivo e questa solo 1000,ma il freddo, e l autosufficienza completa alimentare e i check point tutti all aperto al freddo  rendevano  Rovaniemi150 molto molto piu difficile da interpretare, qui un errore puo davvero costare non solo la gara.
I primi 10km scorrono benissimo, è anche troppo caldo, in compagnia del simpatico italiano Thomas.Con tutte le fat bike e gli sci davanti , ci sfreccia una slitta con delle bandiere sul retro  a una velocità pazzesca, che ci semina quasi subito.

Le gare in programma sono tre: 66km ,150km e 300km.
Siamo tanti italiani al via, molti dei quali LI avevo conosciuto in aereo qualche giorno prima.
Il mio riferimento cronometrico erano le 27ore del 2014 del mio mentore Nicola bassi , quindi mi ero fatto un calcolo che c'era da stare in ballo alemeno 35 ore, praticamente avrei visto 1 alba e 2 tramonti.
Al primo check pont dopo solo 1ora e 10 trovo un pentolone e un mestolo per versare l acqua nella borraccia.E si riparte. A questa va aggiunta una pastiglia di sali minerali per non disidratarmi,l acqua dei check point è di neve scaldata e priva di questi elementi. Tutte le cose  che mi servono piu spesso sono a portata di mano dentro uno zainetto idrico sulle spalle,ed ogni tanto controllo che  non cada nulla da questo, soprattutto i sali minerali, se li avessi persi sarebbe stata la fine.
Mi ero deciso nonostanmte il bel tempo e le buone condizioni della neve dichiarate dall'organizzatore al briefing del giorno prima di non rischiare, E avevo portato di tutto e doppio con me  nella slitta, che invece di pesare 10-11 kg come avevo calcolato in Italia ora pesava 17kg, ma la voglia di arrivare e basta e di non mettermi in pericolo era molta di più di fare un buon tempo.
Nella lista del materiale obbligatorio vi erano poche cose ma su quelle sarebbero stati molto fiscali:
Sacco a pelo da -30 confort , modello e marca solo quelli presenti nella loro lista;luce rossa lampeggiante per farsi vedere di notte dalle motoslitte e in caso di bivacco; materassino spugna;fischietto;lampada frontale con batterie di ricambio;caterinfangenti. Nient altro. Ne giacca 28000 colonne, ne benda autoadesiva, ne litri di acqua. Se vuoi metterti in pericolo fallo pure, viaggia pure leggero, cavoli tuoi. Nella pulka avevo 4 paia di calzini di scorta, un piumino,un pile , una giacca in gtx,2 lampade, 3,5kg di cibo,un pentolino,una calzamaglia e un pantalone antivento, una moffolona da -40, ramponcini e ciaspole. Per tirarla avevo optato per una cintura da palestra per pesistica che avrebbe attuttito meglio il carico sulla schiena e ai fianchi.
Sudare a queste temperature puo diventare piu pericoloso che avere freddo, perche il baganto addosso si gela. Per cui viaggiavo con una termica e un pile. E basta .
Piano piano insieme a Thomas risaliamo posizioni e ci affianchiamo a Flo che stava correndo la
gara di 66km.Dopo il secondo check point di  
SINETTÄJÄRVI la strada si infila dentro il bosco con neve alta e instabile. La slitta comincia ad andare da tutte le parti, si rovescia, mi sgancio la cintura e la trascino a mano.Sono 700mt lunghissimi dove spendo un sacco di energie, ma all uscita del bosco mi ritrovo davanti il paradiso.
Il Sinnetarvi lake è un deserte bianco, infinito,correrci a 6 al km  è uno spettacolo, t abbandona in un altro mondo, in uno stato di trance, è il deserto bianco per cui sono venuto fin qui.
I compagni di avventura sono lontani, i 700mt nel bosco mi hanno fatto rimanere molto indietro, ma che me ne importa. Siamo solo al 22km e la giornata è spettacolare. Supero prima il gigante inglese che sta trainando la slitta solo da un tirante fisso, stranissimo. Avanti a me poi  un altra slitta barcollante: è l'atleta ripreso dalla tv francese con le bandierine sulla slitta che era partito velocissimo che ora sta rallentando e non mi sembra neanche tanto stabile.
SINETTÄJÄRVI Lake
Per quanto possa sembrare veloce e scorrevole un lago ghiaccato , la neve mette alla prova il tuo equilibrio e devi cercare sempre quella meno molla, un po come la sabbia in spiaggia.
Raggiungo Thomas e Flo i sento che sto andando  con un filo di gas ne ho davvero ancora. Mi accorgo di non avere piu la luce rossa lampeggiante obbligatoria. Cavoli, sono nei guai, Qui ci hanno terrorizzati al briefing ieri. Per moltissimi motivi anche piu banali ti avrebbero squalificato. Non posso pensare di farla franca.
Espongo la mia preoccupazione ai miei compagni ,e Flo, questa donna romana che aveva gia partecipato l anno passato, mi regala una delle sue due luci prima di abbandonarci al bivio dei due percorsi.

Proseguo con Thomas che scherzando mi dice che fa fatica a starmi dietro, a me sembra invece di giocare ancora, corro sulle salite, faccio selfie per i miei amici a casa, sono nel luogo dove sognavo di essere, sono al circolo polare artico e sto correndo..Sto correndo in una giornata meravigliosa, che altro potrei desiderare di piu se non assaporarmi metro per metro tutto?
  
Arriviamo al terzo checkpoint,a VITTAVAARA, dopo 44km in sole 5ore e mezza. Scherzo e dico, stiamo andando troppo forte e che se continuiamo cosi facciamo il record. Ma dentro di me pensavo che la parte lenta sarebbe arrivata a breve. Una foto con in bocca asiago prosciutto e pane di segale , ricaricato l acqua dal pentolone bollente, firmato al check point entrata ed uscita e in 10 minuti siamo gia in partenza.
Tra l altro anche sulle firme ci avevano detto di fare molta attenzione. Ci avevano dato addirittura una matita da portare con noi per firmare e se l avessimo persa  avevano prospettato la solita squalifica.
L addetto al check point dice a me e Thomas che siamo secondo e terzo e che il primo era partito da poco.
Rido, e di gusto. Siamo al 44esimo km,ne mancano piu di 100, a occhio e croce mancheranno ancora 30 ore, la gara deve ancora cominciare, e faccio in tempo a sbagliare qualcosa ed arrivare ultimo. Riguardo al primo  appena partito, lasciamolo andare, e chi lo avrebbe mai ripreso?Non l avevo ancora visto dopo la partenza, non sapevo che faccia avesse e di che nazionalità fosse, se era primo è perchè è forte,lasciamolo dov è e pensiamo a divertirci.
Dopo essere ripartiti  e rifocillati a dovere distanzioThomas e non lo vedro piu per tutta la gara. Supero 3-4 fat bike correndo su tutte le salite, sto davvero bene....
 Supero un campo di renne e contunuo concentrato verso il check point successivo. Da qui ci sarebbero stati 3 check point molto vicini, quindi acqua garantita.Comunque nonostante fosse -10 la borraccia che avevo esternamente nella parte frontale del camelbag non si era mai ghiacciata.

Arrivo al check point del km 58 di MORAJÄRVI . Sono ferme altre due fat bike,hanno le facce cotte.
Dopo le tavolette di cioccolato, il pane di segale, apro anche gli arachidi che pero mi fanno venire subito una sete enorme. Chiedo ai due biker se ne vogliano e si avventano affamati e gli regalo il sacchetto.C'è ancora la luce del giorno e vorrei fare piu strada possibile prima che ghiacci .
Arrivo al famoso ponte che avevo visto in tutti i filmati delle precedenti edizioni, sul quale qualche atleta era pure scivolato nel fiume e quindi bisognava stare attenti data la sua strettezza  e far passare lentamente la slitta.  Con molta attenzione lo passo piu facilmente di quello che pensavo, il legno non era ancora ghiacciato, forse qualche ora piu tardi sarebbe stato molto piu insidioso.
Il percorso è segnalato con fettucce nere e gialle ma  a tratti ho paura di aver saltato un bivio.
Con l'arrivo del buio, oltre la frontale, inserisco la traccia gps sul orologio da polso da controllare di tanto in tanto per avere la sicurezza di essere sulla strada giusta.
Intanto ho sempre addosso solo il pile di partenza. Quando mi fermo è freddo, ma togliere e  mettere indumenti è una perdita di tempo incredile,e  poi viaggiare leggeri ti permette di sudare poco e continuare a correre. Si perchè dopo 60 km sulla neve con 17kg da trainare sto ancora correndo bene!!
Ho tirato fuori i moffoloni in lana cotta che sono l indumento piu prezioso di tutti. Sopra i sottoguanti e ai guanti, questa nel momento che devo fare un operazione nella slitta che comporta di usare solo il guanto leggero, mi da la possibilita in pochi minuti di riportare le dita delle mani a temperatura accettabile.
Si perchè le operazioni sulla slitta occorrono fatte veloci. Come un meccanico di formula uno al pit stop.E' freddo.
Me le sono studiate bene. Ho studiato ogni posto dove stistemare il materiale, come allacciare slacciare, ovviare alle problematiche il piu rapidamente possibile.
Ero stato sui miei monti del Corno alle Scale e sul monte Cimone proprio quando nevicava e c era bufera. Imparare a svolgere le operazioni manuali il piu rapidamente possibile sotto stress e a coprire le parti del corpo in maniera non letale era servito molto. Le mie soste erano tutte veloci ,intelligenti e ancora dovevo indossare il piumino.
Direzione prossimo check point .
L'idratazione per ora è stata perfetta, una pastiglia di sali e una borraccia da 1 ltro ogni 10km, mentre lo stomaco un po dal freddo un po dal cibo secco inzia con  un piccolo principio di nausea.Questo è il momento del grande chef. Al km 69 c'è il bellissimo fuoco del check point di PEURAJÄRVI .  Ci mettiamo seduti nella buca scavata attorno al fuoco e preparo con l acqua calda la mia meravigliosa busta di manzo e pure. C'è da mangiare svelti, le mani iniziano a pizzicare e anche il corpo, nonostante il fuoco.

Qui per chi dice che è una corsa semplice, se uno ha una crisi non si puo stendere al caldo su una panca ad aspettare ti passi, qui sei all aperto a -20 gradi. Riparto nel buio della serata e accendo la luce donatami da Flo legata strettissima allo zaino. Le anche cominciano a farmi molto male, alla corsa preferisco la camminata. Fino a che mi viene un idea geniale..Mettere la cintura di traino dalla vita al petto fermata dalle borracce dello zaino idrico. Infatti è tutta un altra cosa;anche sbloccate e si torna a correre su e giu per la stradina. Sono felice, sono felice per tutto quello che mi sta capitando.
Da lontano vedo una luce rossa lampeggiante. Un altro atleta. Una fat, uno sciatore della gara  della 300km. Ah è vero quasi dimenticavo sono al secondo posto. Già. No quella non puo essere la luce del primo. Non è che ho accellerato, mi sono pure fermato a mangiare seduto. E poi il primo se è primo è forte. I km che ci separano dal sesto check point scorrono e mi accorgo che quando la strada sale mi avviicno sempre di piu. E' una bici, è sicuramente una bici allora. Km 77, vedo la luce rossa lampeggiante e l atleta che la indossa. E' uno a piedi. Cavolo!! a piedi!!! Ho raggiunto il primo,ma stiamo scherzando?
Lo affianco, lo saluto e parliamo un po. E' spagnolo, ha indosso un piumino, ha la faccia stanca, la voce non energica . Io sono ancora col pile con cui ho inziato stamattina ,lo passo e lo distanzio.
Arrivo al check point di KUUSILAMPI,  km79.
Qui c'è l unica struttura al chiuso. Firmo il passaggio ed entro a prendere dell'acqua. Ho l adrenalina addoso, mi è successa una cosa bellissima anche se forse non durerà. Sono primo nella gara che sognavo di fare da anni. Dentro la struttura ci sono 10 persone, sciatori, biker che si stanno riscaldando. La tentazione di mangiare al caldo per la prima e unica volta è tanta ma le occasioni capitano una volta sola.Ma non devo fare cavolate per la fretta. Mi riconosce Giovanni, sciatore della gara da 300km. L addetta al check point dice ad alta voce che sono il primo uomo a piedi.
Devo partire. Il prossimo check point sara interminabile raggiungerlo. Ben 36 km.Una vita. Riempo le due borracce e le metto entrambe nello zaino nella  slitta in mezzo agli indumenti.Fin qua ho bevuto 10 litri, anche perche il freddo ti disidrata tantissimo senza che te ne accorgi, ho ancora 71km e solo 2 check point all arrivo. La gara inizia a diventare difficile e fuori la temperatura percepita è di -30
Quando esco dal check point sta arrivando lo spagnolo Salvador.Mi guarda , immagino i pensieri di un uomo che è stato in testa per 80km ed stato superato da uno che forse sta meglio di lui. Tira fuori il sacco del cibo : -Non mangi?mi chiede  .Rispondo di no e riparto da solo,. Dopo un km mi fermo , mangio velocemenete qualcosa e mi metto per la prima volta il piumino. La temperatura è cambiata di botto.E lo spagnolo di sicuro ha preso una serie di colpi psicologici che devo sfruttare adesso,
Chiamo Roberto che abita nel  mio stesso paese, tifoso e appassionato da sempre delle corse del grande nord. Lui ha tutti i video di Marco Berni e dell'Alaska, lui è la persona che ho deciso tenga i contatti della corsa con i miei amici. Lo chiamo. Grido di felicità, parliamo, gli dico che sono primo e neanche ci credo, che sto bene ma sto per iniziare il tratto piu impegnativo della corsa. Sono le 9 di sera, 12 ore dalla partenza.
Mi ripete una parola semplice , banale, scontata, ma quella diventa la parola fissa delle prossime decine di ore. Gestisciti. Gestisciti. Se ti gestisci non hai problemi.
Mi sorpassa Giovanni con gli sci e poi a mia volta lo risupero, sto andando alla velocità di alcune fat bike e di sciatori come Pasquale che aveva vinto qualche settimana prima il Sila3 vette in Calabria che come premio aveva ricevuto l iscrizione alla Rovaniemi 150.
Mentre alterno corsa e cammino e cerco di scaldarmi dal freddo che di botto è diventato gelido , vedo il cielo che cambia colore. Sembra piu chiaro, sembra verdino. Forse l aurora boreale?Guardo da un altra parte e vedo un altro pezzo di cielo colorato ancora piu verde. Sono le aurore boreali.Non una. Ormai non so neanche cosa chiedere di più. E' tutto perfetto, sono a nudo, sono un primitivo che con le sue forze, il suo ingegno e la sua forza di volonta sta attraversando il circolo polare artico correndo in mezzo al deserto bianco e l aurora boreale.
Ci sono regali cosi incredibili che la natura , la vita ci danno e che per raccoglierli sei tu stesso che devi essere predispoto Nessuno ti regala niente se non sei tu a volerlo prendere. Sono dentro un documentario,ci sono solo io le mie gambe e il mio respiro.
La magia si smorza leggermenete dopo 10km volati quando mi accorgo che le due borracce nella slitta sono congelate entrambe. Provo a scossarle ,stringere shekerare ma non c' è piu speranza. Devo aspettare 26km e il prossimo check per bere.Inizio ad aver paura di indebolirmi per una cavolata che ho fatto! Una borraccia avrebbe dovuto andare a contatto col corpo cavolo!!
Prendo un po di ananas disisdratato e un ghiacciolo di neve con i sali minerali. Risultato?, stomaco congelato in pochi minuti, respirazione affannata e nausea. Sono nei guai. Sono davvero nei guai.
Devo prima di tutto far passare la nausea, e poi non posso piu ingerire cibo e non ho neppure un goccio di acqua. Come farò?
Gestisciti Gianluca, Gestisciti.
Si attraversano  strade dove passano le auto innevate per poi arrivare a sentieri molto stretti.Lungo il percorso mi accompagnano gli atleti in bici che erano fermi dentro il check point precedente,procedendo alla stessa velocità.
Dopo 5 ore e mezza raggiungo finalmente il check point infinito di TORAMOKIVALO,  116km.
Lo sciatore Pasquale è gia seduto davanti al fuoco da pochi minuti. Tiro fuori a fatica la mia salvezza, cappuccino e pasta alla carbobara liofilizzata, che con l acqua calda diventa nettare degli dei in pochi minuti. Dopo aver divorato la minestra mi vesto e riparto in un baleno. Pasquale ancora seduto mi fa: - gia te ne vai?-io rispondo : - c ho lo spagnolo  alle calcagna-
34km all arrivo.Sono le 2 e 45 do notte. Senza acqua con me. Senza piu possibilità di ingerire altro perchè lo stomaco non vuole più cibo non caldo .
La stradina sale e scende, ormai correre è dura, ci riesco a malapena in discesa perchè devo.
Ma sono ancora in testa.
Mi giro e vedo la luce di una frontale in lontananza. Cavolo.
Penso sarà Pasquale lo sciatore. Per sicurezza rischiando la squalifica spengo la luce rossa intermittente.
Siamo in uno spazio aperto, in un fiume ghiacciato, forse quello della partenza, e dietro se fosse lo spagnolo e mi vedesse si pottebbe galvanizzare. Non mi deve vedere.
A pensare al mio avversario commetto un grave errore,pensando il fiume sia quello della dirittura di arrivo. Seguo i cateringrangenti dei paletti per le motoslitte e perdo la deviazione della gara. Poco dopo mi accorgo dello sbaglio dal gps e per non perdere tempo invece di tornare indietro provo a tagliare per andare a intersecare la rotta giusta. Mi ritrovo immerso nella neve fino alla vita, con la slitta che si capovolge da tutte le parti..Attimi di panico. Strada smarrita, non so piu come ritornare indietro ne intersecare quella giusta.Il lago è un campo aperto senza nessun riferimento. Sono stanco disidratato e chissà lo spagnolo dove sarà. Mi metto sereno. Le sfortune capitano. Ci sono atleti che hanno perso medaglie d oro alle olimpiadi per un centesimo.
Ci vuole calma. Quella che questo tipo di disciplina, che queste situazioni, che questo tipo di luoghi mi hanno donato in questi anni.  Dopo 40 minuti ritrovo le bandelle e tiro un sospiro di sollievo. Non so piu in che posizione mi trovo ma non importa. Pasquale il giorno dopo mi disse che subito dopo aver lasciato il check point è arrivato lo spagnolo.Se ci fossimo incrociati davanti a quel fuoco sarebbe stato un colpo positivo importante al suo morale.
A 25km dalla fine ormai dovevo dare tutto . Fame e sete avevano preso il sopravvento ma dopo aver provato a ingerire un po di pane  stando peggio di prima ho preferito lasciare alle risorse infinite del mio fisico e della mia testa di arrivare all arrivo. L arrivo....non ero neppure sicuro finire la gara, invece sto volando. Mi volto e rivedo una luce dietro di me in fondo. Allungo.Ormai  sta sorgendo il sole e sono di sicuro sul fiume  Ounasjoki che conduce a Rovaniemi . La' in fondo, da qualche parte c'è l arrivo.
Sono le 7:30 e ormai la luce è sorta, non voglio perdere neanche un minuto quindi le due fronatali le tengo in testa. Devo solo riservarmi 2 minuti di tempo per bere all ultimo check point, quello a 10km dalla fine. L'oprazione richiede sgancio della cintura, smontaggio della rete che tiene ferma la slitta,tolta la copertura impereabile  aprire lo zaino per prender il pentolino per l acqua .Quando sto per entrare nel check point pregustando con la gola arsa l acqua mi giro e vestito col piumino nero vedo un atleta a piedi che trascina la pulkla. Mi ha preso. Che beffa.  Firmo il passaggio e non bevo, ho deciso di dar fondo a tutto quello che mi rimane che credo sia nulla ma se mi affianca psicologicamnete a lui tornano tutte le energie immaginabili. La mente ha un potere incredibile sulle nostre forze e sull uso delle stesse e soprattutto sulla sensazione o meno di far fatica. Scatto a 6 e 30 al km. Che dopo 140km, trainando sulla  neve da 23 ore una pulka di 17kg, mangiando solo 300caloie nelle ultime 10 ore e praticamente senza bere, diventa un mille da keniano.Mi giro, c'è ancora; camminata 200mt e poi scatto per 600mt. Sembrano ripetute lattacide in pista. Non so se il fisico mi supporterà ma devo tentare di dare tutto. E quando si dice do tutto, stavolta è davvero tutto,perchè nel mio corpo non è rimasto piu nulla.
Probabilmente questo mio ultimo allungo lo ha distrutto moralmente, ma non mi fido. Continuo a vederlo ma adesso è un puntno. E all improvviso spunta il Rovaniemi bridge, e mancano solo 3km.Distanzierò il mio avversario di 43 minuti.
Un giorno fa sono ripartito da quel ponte, e in metà del tempo massimo disponibile sono gia di ritorno. Penso alle persone che sono a casa e mi hanno seguito, che hanno condiviso con me gli allenamenti duri degli ultimi mesi, penso a Cesare Filippo ,i ragazzi che alleno che hanno segnato insieme ad Alessio e i Passo Capponi una svolta come atleta.E tutti gli allenamenti sotto la tormenta,quelli a digiuno, quelli che non finivano mai, beh sono stati ripagati ,perche  le mie gambe in questi ultimi km corrono a ben 10km/h.

Mi affianca l organizzatore Alex Casanovas con la motoslitta e grida: Sei il primo e sei il piu veloce uomo a piedi di tutte le 6 edizioni, stai facendo il record.
Immaginate. Sogni di andare al circolo polare artico da quando sei bambino. Sogni di vedere le aurore boreali ma ti dicono che è difficiissimo vederele. Sogni di poter attraversare laghi ghiacciati e deserti bianchi sulle orme di zanna Bianca . Sogni di finire la Rovaniemi 150 piena di insidie e freddi polari. E poi ti ritrovi a un km dalla fine al primo posto della gara che stai studiandoe sognando  da 3 anni. E stai stabilendo il record del percorso .
Avevo guardato e  riguardato negli anni precedenti quel coltellino in legno di corno di renna, uno dei  premi  che danno al vincitore di ogni corsa. Bellissimo. Quante volte avevo gaurdato in  quelle foto. Alle 9:01  varco la soglia dell Hotel Pohjanovi e successivamente il coltellino è nelle mie mani. Lacrime.
Non so , a volte basta davvero impegnarsi e le cose che sembravano irraggiungibili diventano realtà, e le esperienze un bagaglio che ti porterai per sempre con te. Tra i premi un assegno che vale la partecipazione gratuita  alla gara del anno prossimo.
Non ho tante certezze, non so cosa farò domani, ma a Febbraio 2018 so esattamente dove tornerò.
































Festeggiamenti con Paolo e Max post gara


Birra insieme a finisher di nazionalità diverse


rientro al lavoro


gli amici che alleno






giovedì 11 febbraio 2016

Deserto bianco




 "Lunghe notti mi permettono di sentire...
 Le luci si spengono
 Sto cadendo al sicuro per terra…..
 Eddie  Vedder


 Deserto bianco intorno, nient'altro. Non ci sono case,strade,animali: solo il rumore della neve che dai rami cade di tanto in tanto. Il sole si è
da  poco svegliato e l’aria è ancora frizzantemente gelata dopo una lunga  notte.
 Non siamo a Name o Whitehorse ,non ci sono husky slitte o igloo, questa è la via innevata e
 ghiacciata che conduce a Cortebona, nel Parco Nazionale dello Stelvio .
 Per il terzo anno consecutivo sono qui, carico di provviste,indumenti e speranze. A fare cosa?A fare fatica? A sfidare me stesso?Per gareggiare?
Probabilmente nessuno di questi è il motivo principale per cui sono di nuovo qui. a notte fonda.  Ma tante cose sono cambiate.
Ho il numero 25 appiccicato addosso,anche se a tratti mi dimentico di essere in gara perche’
 trasportato in un'altra dimensione.
 La Grande Corsa Bianca è questa. Un evasione dalla realtà di tutti i
giorni, un esasperazione della spirito di avventura, della sopravvivenza, dell’autosufficienza, dell’ ingegno e della tua esperienza.
 La Grande Corsa Bianca è la neve che ti arriva alle ginocchia e non ti fa andare avanti, sono le scarpe bagnate che ti rendono i piedi spugnosi e doloranti;sono le mani ghiacciate che rendono difficile aprire la cerniera della giacca;la grande Corsa Bianca è il niente che ti ritrovi attorno che per me è proprio tutto quello di cui ho bisogno .
Gran parte della buona riuscita di questa avventura non si costruisce nelle settimane precedenti, con allenamenti folli fisici ,metodici.O ce l'hai nella testa o non ce l hai.
Gran parte della riuscita della prova è nel tuo zaino e nella tua mente; dal tuo bagaglio: da come l hai sistemato e da cosa hai portato e a cosa hai deciso di rinunciare. Dai ragionamenti in
 base alle previsioni  meteo del giorno precedente e dopo il briefing due ore prima della partenza:ciaspole?, Quanto cibo?Che consistenza avrà la neve?Quanti tratti saranno solo di erba?Un guanto o un calzino ,un particolare in più o in meno  possono rivelarsi determinanti, stando però attenti a non avere troppo peso appresso.
Se la prima edizione(edizione 0) era stata caratterizzata da neve e bufera fin dalla partenza,temperature non fredde e neve fino al ginocchio che avevano portato gli organizzatori per ragioni di sicurezza a
sospendere la gara dopo 75km, la seconda edizione 2015 era stata
baciata dal sole il primo giorno con neve profonda e fastidiosa a tratti, per poi ritrovare un'altra piccola bufera il giorno seguente.
La Grande Corsa Bianca alla  sua terza edizione nel 2016 cambia ancora
 scenari:Freddo. Molto freddo. Tratti senza neve e molto ghiaccio.
Per cui vietato l’uso della slitta; caschetto e ramponcini che si aggiungono al materiale obbligatorio che già comprendeva sacco a pelo pesante,lampade,cibo,coperta di soccorso,e kit per il pronto soccorso.
Nonostante avessi delle nuove scarpe con ghetta integrata e chiodini per il ghiaccio,avevo preso con me lo  stesso i ramponcini più “seri”.Insieme a 7000 calorie sotto forma di torrone,frutta secca e speck a cubetti. Il  corpo più è freddo più tende ad aver bisogno di maggior combustibile per
 riscaldarsi. E le mie condizioni fisiche prima della partenza non  erano già
delle migliori. Dimagrito,inappetente, grosse occhiale,stanco,poco lucido, conseguenza di 15 giorni di influenza trascurata.
Ma un avventura è un avventura, e un sogno rimane sempre un sogno aldilàanche delle condizioni fisiche .Il vero sogno è quello di essere capaci ancora di sognare....
Pronti ,partenza ,via!!!! Dalla piazza di Ponte di Legno accanto a Pietro ,alpinista bolognese tostissimo appartenente al mio stesso team.
Sono le 16 di giovedì 21 Gennaio .il tempo è perfetto. Fa freddo ma c’è il sole. In un ora e mezza arriviamo sul passo del Tonale bruciando 600D+  . Dovremo percorrere 145km e 6000D+ . Una decina in meno dello scorso anno.
Il cambio della guardia tra la notte e il giorno ci regala una vera magia.
C'è la luna piena e i colori del cielo, quelli sulle montagne e riflessi sulla neve sembrano una cartolina, anzi molto meglio.
- Pietro ma quello che abbiamo davanti agli occhi è una foto ritoccata da Photoshop?- occhi lucidi
Non scorderò mai la luce ed i colori di quella notte.
Anche se l umore e il fisico non erano dei migliori.
Sono solo al km 10,  ma non riesco a essere lucido e fresco come dovrei.
Arrivo al Centro Fondo di Vermiglio un ora prima del 2015: lo scorso anno qui avevo rotto la slitta e avevo dovuto trovare un modo alternativo,quello che poi stavo adottando oggi, lo zaino. Un panino sgranocchiato e via  sulla  seconda salita fino a Malga Cadì per altri 600d+ insieme a Ruggero con cui avevo diviso il traguardo l anno passato, ma lo perdo quasi subito.
 La notte inizia a pizzicare dal freddo. Non mi copro, non voglio sudare mentre sto salendo .Sudare a queste temperature può essere davvero pericoloso perché il bagnato col freddo ti si congela addosso. Oltre al pericolo di disidratazione . Un pericolo molto frequente in quanto spesso si sottovaluta l idratazione perché anche se non si suda si perdono molti liquidi facendo questi sforzi tende e si tende a  bere meno. Le gambe non girano, io sto esaurendo le poche energie con cui
ero partito e mi fa fatica anche mangiucchiare e fermarmi per coprirmi mentre salgo verso i 2000mt. Mi dico che mi coprirò arrivati alla Malga Cadì.  Ma la salita sembra non  finire mai, me la ricordavo piu’ breve. Non ci sono più segnali. Mi sono perso. Ma almeno  non sono l unico , siamo in tre.
Chiamo Marco Berni al telefono e mi spiega che siamo saliti troppo.
 In mezzo alla neve profonda cominciamo a scendere ma per tenere il
 passo degli altri due non riesco a stare in  equilibrio. In un attimo finisco fino
alla  pancia dentro la neve. Sono stanco ,bagnato e ho appena perso il thermos nella neve.
 Entro nella malga Cadì al km32 con lo spirito opposto dell'annopassato. Ho freddo e sono cotto. inizio ad avere pensieri negativi e le  ore di gara sono appena 8. Mangio qualcosa ma continuo ad avere freddo
addosso.Il bagno nella neve inizia a far sentire i primi effetti.
Prendo una bottiglia di plastica per sostituire il thermos, ma non sarà la stessa cosa perche per non fare ghiacciare l acqua  la dovrò tenere nello zaino tra i vestiti mentre il thermos lo avrei potuto lasciare fuori e quindi più comodo da usare.
Firmo sul registro di passaggio ed esco dalla malga. Intanto stanno arrivando un anche tutti gli altri
atleti che avevo lasciato alle spalle. Non sono convinto. Ho freddo. E al prossimo luogo chiuso mancano 12km.
Faccio mezzo chilometro e continuo ad aver freddo ai piedi che poi si irradia nel corpo e nella testa e mi fa venire i brividi. Eppure ho scarpe con una  sola chiusura a cerniera , ghette integrate alla scarpa, ghette supplementari al ginocchio e calzini in primaloft. Non posso cambiarli già ora dopo solo 32km. Ne ho solo 2 paia di scorta;l’ anno  passato con neve più profonda ho cambiato le calze al km 60 e al km103.
Ragiono e torno indietro fino a rientrare.
- Che fai ?Non puoi rientrare, hai già firmato ,ti ritiri?- Mi chiede  il volontario fuori dalla struttura
- Non lo so se mi ritiro, forse, ora però devo rientrare e ragionare-
Non importa quante calze mi restano, la’ fuori saranno -15gradi e il mio corpo ha freddo.
 In fretta mi cambio mutande e calzetti .
Riparto.Il tratto seguente non presenta  salite particolare, anzi tende in discesa ma ha tratti un esposti e col ghiaccio ci sarà da ridere.
Meglio molto meglio viaggiare coi piedi asciutti.
Nel bosco le discese sono davvero ripide e ghiacciate;scelta giusta inserire i ramponcini nel materiale obbligatorio.In un tratto sono state messe pure delle  corde.
 Ausilia con la fat-bike per scendere compie veramente un autentico capolavoro,di sedere trascinandosi il mezzo sullo scivolo di ghiaccio. Donna sportivamente da ammirare, per tenacia e spirito.
 Il freddo però non fa sconti e comincia ad aumentare addosso; la pila frontale non so per quale motivo inizia a darmi problemi. E io non sono neppure troppo lucido.
 Provo a spegnerla per risparmiare le batterie; d’altronde c è una
luna  piena luminosa; ma il fondo ghiacciato non permette di distrarsi a scampagnata per cui la riaccendo.
 Penso di essermi perso di nuovo, non posso permettermelo. Mi gira la testa dalla stanchezza, non ho neppure mangiato e bevuto nulla, sto facendo una cazzata dietro l altra, non sono del tutto presente.
 Aspetto Ausulia che mi rassicura sul percorso, dice che manca solo un chilometro.
La seguo. Come un cagnolino. Come uno stanco che non sa più dove andare.
-Mi devo fermare , ho freddo e non ho più energia-
- Fermati un pò a riposare in baita poi decidi dopo- Mi risponde la regina dell’Iditaroid. Ma il freddo no, non posso sfidarlo più in quelle condizioni.
 Siamo a Case di Viso al km 45.
- Mi fermo, non ne ho più e andare la fuori in queste condizioni è pericoloso.-dico io
- Va bene, per ritirarti devi fare i 3 km in discesa fino a Pezzo- mi
 risponde il gestore della baita
 Guardo fuori, penso all’aria gelida e a me che sto tremando anche davanti il camino .
-Quando chiudono i cancelli?Ora sono le 3-  Chiedo
- Domattina alle 10-
-Ok domani mattina vengo giù con voi-
Non riesco a toccare il cibo ma mi sforzo. Non riesco a scaldarmi.
Tremo,tremo tremo. Ho tutti gli indumenti addosso e sono davanti al camino. Anzi più che davanti sono praticamente dentro. Ma niente. Mezz’ora e continuo a tremare. Immagino già l’elicottero che mi viene a prendere-
No!!!! Non può finire così!!!Devo trovare una soluzione. Dove volevo andare?in Finilandia?in
 Alaska? ma vai a cagare Gianluca, facevi meglio a guardare “C’è posta per te” sul divano
Il sacco a pelo.
Entro nel sacco a pelo da -20gradi confort e mi stendo sulla panca vicino il camino.
Intanto continuano ad entrare atleti che mi riconoscono e salutano..
Non ho una bella cera. Dentro il sacco a pelo continuo a tremare.
Il freddo è come un virus. Una volta che ti è entrato addosso, puoi coprirti,scaldarti avanti a un fuoco , bere e mangiare cose bollenti ma se hai passato la soglia non te lo levi più da dentro.
Man mano che passano le ore smetto quasi di tremare.
Alle 6:30 esco dal sacco a pelo e mangio una zuppa.
I gestori della baita mi guardano come miracolato. Mi vesto e quando vedo arrivare la scopa insieme a Valerio decido di scendere a Pezzo.
Da li valuterò che fare.
Usciamo con Roberto e un altro atleta e proseguiamo.
Ma invece di scendere si sale e non ci sono più le bandierine del percorso.
 Chiamo gli altri due che erano un po piu avanti:
-Ehi non è questa la strada, non ci sono più fettucce!!!!-
- No no tranquillo, li vedi i segni delle fat-bike e degli sci sulla neve ?Sono
 passati di qui!-
Penso un attimo .Può anche aver ragione. Anche se la luce del giorno ormai è
arrivata preferisco arrivare a Pezzo in compagnia, non  voglio rimanere solo.
 No!!!!!! la strada non è quella. Rischio. Anche se dovessi fare qualche chilometro in più,
ma torno indietro da solo. In quel momento capisco di essere di nuovo padrone dei miei pensieri,delle mie decisioni, so quello che sto facendo e sono di nuovo presente.
Ieri ho sbagliato tutto, per mancanza di lucidità.
 Ma quello che ho passato stanotte mi ha ridonato quello spirito di
 attenzione , quell’ energia ,quella voglia con cui non avevo iniziato la gara.
 Avevo ragione ,avevamo sbagliato strada.
 Arrivo a Pezzo ma non mi ritiro. Ho davanti una giornata di sole, una nuova voglia e stasera col freddo mi rifugerò in un altra baita. Il corpo comunque è svuotato, non ha molte energia, un pò perche ne ero
 partito sprovvisto e un pò perche il freddo se n’era poi portata via una  buona fetta.
Dopo essermi perso anche nell’ abitato di Pezzo mi ritrovo di nuovo nel nulla, quel nulla che però  mi piace tanto.
Direzione Cortebona.
Ricomincio a sorridere,a fermarmi sistematicamente per mangiare e per bere; riaccendo il cellulare, pubblico una foto con la linguaccia su Facebook. Sento la fatica ma adesso è gustosa e piacevole.

E' freddissimo, siamo sotto zero ma il sole riscalda come in una
giornata di Agosto.
La stradina si inerpica a tratti leggera a tratti pendentissima ma
ormai Cortebona è nel mirino.
Alle spalle  mi sono lasciato una decina di atleti, uno con gli sci, uno con la fat-bike e gli altri a piedi. Scoprirò che si sarebbero fermati tutti tranne due.
Dentro la casa a Cortebona c'è il giovane Massimo che si è ritirato e si stupisce di trovarmi li, mi aveva visto stramorto a Case di Viso e invece forse non sapeva che io che ho sette vite come i gatti, e forse neppure io.
Tempo un quarto d'ora e sono già fuori.Nel bianco. E’ mezzogiorno e devo fare più strada possibile. Ho solo quattro ore di vantaggio sui cancelli orari e non so quanto il fisico reggerà e se la prossima notte avrò bisogno di riposare e
stare al caldo, non posso rischiare quello che ho rischiato la notte che è appena passata.
A Chistol c'è il più bel ristoro della corsa, a base di pasta,di  torte e di ogni ben di Dio. Dentro abbraccio l organizzatore Marco Berni e Ausilia  che con la fat sta facendo una gran fatica sulle salite ripide e ghiacciate. Lei come gli altri in bicicletta devono spingere a braccia il mezzo pesante 20kg sulle rampe del percorso.
In ogni modo io ho una mia scorta alimentare nello zaino, ragionando come se non ci fosse nulla nei ristori, come due anni fa  durante l’edizione 0  dove nelle baite  non c’era nessun cibo ma solo acqua calda.Sono  le 14 ed è proprio l’ora di pranzo e con la pancia piena posso proseguire tranquillo verso la
Val Grande. Il cancello chiuderà alle 20, io per tenere il vantaggio di 4 ore dovrò  arrivare alle 16. Nonostante tutto sono felice, non ho idea se vedrò l'arco di arrivo, non sono nemmeno a metà, ma la grande serenità ritrovata in mezzo le difficoltà, la stanchezza e l’incertezza mi fa capire che sono nel posto giusto, nel posto dove devo stare e mi fa sentire bene.
Ghiaccio ghiaccio e ancora ghiaccio. Non si arriva mai. L’ entrata in Val Grande è meravigliosa , aperta e infinita.Il quinto controllo è posto proprio nella malga più lontana in fondo la valle. Li trovo il giovanissimo Giacomo e suo papà Roberto che stanno per ripartire..
Il sole sta per tramontare e mi aspetta la salita ai Pianacci che è anche il punto più alto della gara da cui bisognerà passare due volte.Bisogna che arrivi su prima che faccia troppo freddo almeno stasera e poi
il secondo passaggio lo farò domani mattina quando ci sarà il sole.
I Pianacci quest’ anno non li raggiungeremo con la strada innevata ma per il
sentiero, una salita ostica con  pendenze enormi che con la neve che man mano che si sale
diventa profonda . Come hanno fatto le fat-bike a passare di qui? E Ausilia che era stanchissima come farà?Anche io sono molto stanco , dopotutto sono già 25 ore che cammino con 12kg sulle spalle. Ma non come la notte precedente: piano piano ho ricominciato a fare le cose con metodo,con pazienza e non ho sbagliato più nulla.Le calze sono un pò fradice ma ancora tengono caldo.
Tutto procede meglio che potessi immaginare, solo che devo sbrigarmi, i cancelli potrebbero
non perdonare.
Arrivo ai Pianacci senza accorgermene,anche se con fatica,sprofondando  nella neve della piana
che porta alla struttura,.
Dentro la struttura trovo Diego, Giacomo e Roberto. Non sono più solo.
Tra l’altro dalle info che avevo sembrava che si fossero fermati alle mie spalle e io fossi ultimo. Ultimo però vuol dire che sono ancora in gioco.
Riparto immediatamente da solo senza aspettare gli altri tre .Sono le 20 circa e da qui ci ripasseremo fra 40 km. Infiniti 40km.
Mentre scendo incrocio le segnalazioni degli atleti che ritornano indietro e mi assalgono dubbi . Non posso permettermi di sbagliare strada ora che forse mi sto riprendendo . Manca ancora troppo, un errore
può compromettere fisico e psiche.
Oltretutto la negligenza della notte prima aveva fatto scaricare le due luci frontali e anche le pile di scorta perchè non le avevo riposte tra i vestiti ma le avevo tenute nelle tasche.
Non posso sbagliare qualcosa. Meglio fare un passo indietro e ragionare che farne due avanti e sbagliare. Quando sfidi te stesso al limite sbagliare può compromettere la prova.
Rifaccio i 2 km di salita e dopo un ora sono di nuovo alla Malga. Un
po’ agitato per via forse della  stanchezza mi faccio spiegare bene la strada e
capisco che ero su quella giusta.Pazienza . Mi faccio prestare da Diego tre pile
per la mia frontale:tutta un altra cosa vederci.
Ripartiamo tutti e quattro insieme in discesa verso il lago Mortirolo per poi raggiungere la forestale piana che porterà alla malga Giupressa.
Incrociamo gli atleti che stanno tornando, Pietro ,Ruggero, Marco, fa un certo effetto rivederli.
Tutti quanti  lamentandosi del viaggio infinito per  raggiungere il check point 7. E avevano ragione. Percheèdopo una via dritta lunga ore quando pensi di essere ormai arrivato, il sentiero si inerpica di nuovo, ti allontana per poi scendere e allungare di altri 45 minuti di sonno fame e freddo.
Per fortuna la fatica viene ripagata : la malga è bollententemente calda , le signore molto ospitali. Divoro due piatti della miglior zuppa mai mangiata e mi corico sulla brandina mentre solette e scarpe si
asciugano davanti al camino.
-Quando vuoi che ti svegli?-
-Non mi svegliare, mi sveglio io , non ho piu fretta-
Non posso permettermi che per la foga possa farmi  perdere il gusto di
quel viaggio che avevo ripreso per i capelli  e passare un altra notte come quella precedente.
Riposo di gusto,cambio gli ultimi calzini e ren riscaldato esco ultimo in direzione(infinita) verso il ritorno al lago di Mortirolo.Con una grande serenità addosso.
Mi agito in città in mezzo al traffico. Mi agito se non trovo qualcosa subito e penso di averla persa. Mi agito se qualcosa non funziona come vorrei.Mi agito se non ho quello che voglio e più ho più ne  vorrei. Mi perdo in un bicchier d’ acqua, e spesso inciampo su gradini minuscoli.
La serenità che da qualche anno mi donano questi luoghi ,queste fatiche è impagabile. Perchè lo fai? Perchè sei qui? Per ritrovare un altra persona. Una persona ,Gianluca che ritrovo solo qui,quel Gianluca che ho scoperto anni fa, quello che per tanti motivi non aveva fiducia in se stesso e in mezzo il niente, in mezzo le difficlota da superare, lontano da tutto quello che è superfluo si trasforma in una persona completamente diversa. Perche per essere felici basta davvero poco, e quando abbiamo tutto sembra ci manchi sempre qualcosa.
Mentre mi stupisco di con quanta serenità affronto stremato e svuotato la seconda notte a -15gradi, vedo la luce di una pila.Mentre mi viene incontro riconosco Roberto. E' sfinito. lo credevo si fosse
ritirato. Che roccia. Ha la barba ghiacciata come nelle foto di quelli che affrontano
le imprese del grande Nord. Ha la voce stanca ma ce la puo’ ancora fare.
Lui deve ancora arrivare alla Malga Giupressa mentre io sto tornando proprio da lì.Mi chiede quanto manchi. Guardo l’orologio e siamo a metà strada, quindi ci vorranno un paio di ore almeno. Mento spudoratamente e gli rispondo che mancherà poco più di un ora. Non lo posso abbattere. Il cancello
orario del Mortirolo è alle 14 e ora sono le 6 di mattina. Non avrà molto tempo per riposare, ma ce la può ancora fare.Incredulo dopo poco vedo anche Flaviano con gli sci. Ha steso un sacco sulla neve e sta trascinando il suo zaino per far riposare le spalle. Le mie sono devastate. Anche se alleggerite perchè avevo adottato la tecnica della spugna per i piatti fissata col nastro adesivo come imbottitura dello spallaccio . Guardo l’orologio e penso che non ce la farà,è al limite del tempo: invece arriverà un minuto prima del tempo massimo al Palazzetto di Ponte di Legno, alle 20:59 mentre tutti eravamo già a
fare festa e brindare. L'ultimo applaudito forse più del primo.
Pensavo che ormai non avrei  più incrociato nessuno . Un eroica Ausilia con la fat-bike portata a mano insieme alle scope che la seguivano come angeli custodi mi saluta.
I suoi occhi sono stanchi ma trasmettono serenità e positività. Lo sa da sola che non sarebbe arrivata in tempo al cancello delle 14ma ci sta provando comunque. La neve e la stanchezza non le permette di montare in sella e pedalare. Sono le 6 e 45. Quell’orario lo ricordo bene. Lo ricordo perché ho sperato che Ausilia potesse rientrare nei tempi. Anche se credo che per lei la felicità non stia nel traguardo  ma nel viaggio in se stesso. Lei è la Grande Corsa Bianca. Lei è lo spirito
delle traversate del grande Nord. Da persone come lei ho preso esempio
nell’approccio delle  mie avventure stupende .Ricorso un video della sua Idistaroid insieme al compagno Sebastiano. Piangevano davanti a un alba,l'ultima alba dellla gara. Tutto finito. Stavano per arrivare e piangevano di commozione per quel viaggio che purtroppo terminava.
Arrivo alle sette e mezza al rifugio Antonioli. 30km alla fine. Il gestore come sempre ospitalissimo mi offre qualsiasi cosa chieda. Oltre al panino e il caffè mi consegna un foglio con scritto: "Al rifugio Antonioli il grandissimo Gianluca Di Meool numero 25". Mi si siede a fianco Mario Sterli uno dei tre pazzi organizzatori e parliamo un po',ma la voglia di tornare la’ fuori ha il sopravvento,.Non ho fretta ma ho voglia, proprio voglia.
Sbrano la salita ai Pianacci in meno di un ora e mezza, e neanche mi fermo dentro la struttura. Sono le 10 di mattina e fa caldo,sembra di essere in Africa, invece siamo ancora sotto zero.
Gli ultimi 25 km sono infiniti:sei ore e mezza tra paesini , piste ciclabili e tratti erbosi. Vezza, Temu’, Vione e finalmente Ponte di Legno.
Fa cosi caldo che rimango per un momento anche in maniche corte. Mi levo due
dei tre pantaloni che indossavo da due giorni:calzamaglia, tuta da
gara di sci di fondo e sovrapantaloni anti-vento.
L’ arrivo al Palazzetto di Legno è anonimo. Non c è nessuno ad
applaudirmi, ad aspettarmi,fotografarmi.Non c’è più nenache l’arco di arrivo che è stato tolto qualche ora prima.L’ abbraccio di Marco Berni e di Luca  che aveva vinto la gara con la fat è la mia medaglia al collo.

Si perche dopo 48 ore e 30 minuti di gara non sono gli applausi che cerchi, cerchi pace. Cerchi di ragionare su quello che hai fatto, su quello che sei, su quello che hai perso. Sei frastornato, perché l’arrivo è una fine, non è un traguardo.Penso al video di Ausilia e Sebastiano. Sono bollente, forse ho la febbre. Riaccendo il cellulare e vedo chiamate ,notifiche, messaggi .Quello che mi viene per prima cosa è sedermi e pensare. Frastornato. Che è tutto finito. Da un lato liberazione per la fatica. Non ho più energia. Sono svuotato di qualsiasi energia. Dall altro lato tutto finito. Quel silenzio,la neve, le notti
di luna piena, le albe .
Difficile in un momento tornare ad essere l altra parte di me stesso. Gianluca vive là, su quelle montagne. Il suo spirito vive e si ritrova solo quando sono solo con me stesso, in mezzo al nulla, un nulla bianco , completamente bianco.

Lunghe notti mi permettono di sentire...
 Le luci si spengono
 Sto cadendo al sicuro per terra
 Quando vuoi più di quello che hai, pensi di avere bisogno
 Quando pensi più di quello che vuoi, i tuoi pensieri cominciano a
 svuotarsi
 Penso di aver bisogno di trovare un posto più grande
 Perchè quando hai più di quello che pensi, ti serve più spazio"
 Eddie
 Vedder